Obiettivo Ambiente: Nasce ufficialmente il 21 gennaio il Parco naturale Otranto- Leuca

sabato 8 gennaio 2011

Nasce ufficialmente il 21 gennaio il Parco naturale Otranto- Leuca

LA NOMINA DELLA CONSULTA PRIMO PASSO PER LA DEFINITIVA REALIZZAZIONE DEL PARCO NATURALE REGIONALE
Andrano - Prende il via il prossimo 21 gennaio presso la sede ufficiale costituita nel Castello Spinola Caracciolo di Andrano, l'attività del Parco Regionale naturale Otranto-Leuca-Bosco di Tricase: il primo atto sarà la costituzione di una Consulta permanente che coadiuverà l'opera del Presidente Nicola Panico. Della Consulta faranno parte quattro esponenti delle associazioni ambientaliste, cinque rappresentanti degli operatori economici, uno dei sindacati, uno della Pro loco, uno per ogni centro di educazione ambientale e tre del mondo della ricerca e dell'istruzione: compito della Consulta sarà proporre iniziative e progetti innovativi, concorrere alla redazione del Regolamento del Parco, cooperare con le varie istituzioni per lo sviluppo del progetto e partecipare alle attività educative ideate. Con questo primo atto diventa concreto l'ambizioso progetto di creare un Parco naturale sulla Costa adriatica del Salento a salvaguardia della natura e dell'ambiente di questo splendido angolo di Puglia.

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DOVE SONO FINITI GLI AMICI DEL NUCLEARE?

Il governo Berlusconi chiede una "pausa di riflessione" sul programma nucleare, anzi annuncia che non si installeranno le nuove centrali contro il parere degli Enti locali.
Noi in Puglia saremmo quindi al riparo, visto che il governatore Vendola (centro-sinistra), sostenuto dalla maggioranza dei pugliesi, ha dichiarato che nella nostra regione le centrali non le vogliamo e solo con le armi il governo centrale potrebbe imporci tale decisione. Ma anche i governatori del Lazio, della Campania, della Sardegna, della Lombardia tutti di centro-destra che pure non sono contrari al nucleare , non vogliono le centrali a casa loro. Ma cosa
succede? il programma nucleare annunciato dal governo che dovrebbe risolvere definitivamente la nostra dipendenza dal petrolio e dalle forniture di energia elettrica prodotta all'estero anche con il nucleare non convince più?
Facciamo un passo indietro: nel 1987 i cittadini italiani, anche sull'onda emotiva del disastro di Cernobyl con un referendum caratterizzato da una affluenza record dissero no al nucleare in Italia. Dopo anni in cui gli incidenti alle centrali nucleari si sono ripetuti in tutto il mondo con effetti meno catastrofici di quello del 1986, quasi sempre nel più imbarazzato silenzio
delle autorità, nel 2008 Berlusconi vince le elezioni e insieme ad altri provvedimenti "urgenti"come la decisione di costruire il ponte sullo stretto di Messina, la cancellazione degli incentivi per chi investe sulle energie rinnovabili, la sottoscrizione del patto di amicizia con la Libia con annesso
baciamano a Gheddafi, decide di avviare un piano di costruzioni di centrali nucleari di tecnologia francese. Ma la volontà popolare non era stata chiaramente espressa nel referendum del 1987?" I tempi sono cambiati e non possiamo fare al meno del nucleare che ci farà risparmiare sulla pesante
bolletta energetica dell'Italia e poi le centrali nel frattempo sono diventate sicurissime" rispondono compatti gli esponenti della maggioranza. Peccato che alla domanda su dove, come e soprattutto a quali costi si smaltiranno le
scorie, nessuno, non solo in Italia ma in tutto il mondo, sa rispondere. Ma se nessuno sa come smaltire le scorie come si fa a dire che il nucleare è più economico rispetto alle altre forme di energia visto che nessuno può prevedere i costi dello smaltimento? Accade però che, in contrasto alla insipienza e alla superficialità degli uomini, la natura ci mette lo zampino e in un freddo giorno di Marzo del 2011 si scatena un evento imprevisto. Un terremoto di potenza inaudita colpisce il Giappone che lamenta morti e danni e soprattutto la centrale nucleare di Fukushima subisce danni ai suoi reattori con conseguente fuoruscita di vapori radioattivi. Per la verità ad oggi neanche i giapponesi sanno o vogliono sapere esattamente cosa è successo e la vera entità dei danni. Gli scienziati rammentano solamente che il tempo di decadimento del Plutonio, combustibile impiegato nei reattori è di 24 mila anni. Nuclearisti convinti come il prof. Veronesi cominciano a dubitare delle loro certezze, la Germania si prende "una pausa di riflessione"(anche loro ?), l'opinione pubblica italiana è spaventata, i sondaggi (sempre i sondaggi,ormai più importanti delle vere elezioni) dicono che chi sostenesse oggi il nucleare perderebbe le elezioni. Qualche difensore d'ufficio come Chicco Testa tenta una timida difesa:"Il terremoto è un evento imponderabile e comunque anche i metanodotti in Giappone sono stati danneggiati e sono in fiamme ma non per questo si chiede di rinunciare a petrolio e metano". C'è solo una "piccola" differenza: i metanodotti, gli oleodotti danneggiati si possono riparare e ripristinare in tempi più o meno brevi. Un reattore nucleare che rilascia radioattività contamina per decenni una zona vastissima intorno e sé senza possibilità di ripristino. Il dramma del nucleare è tutto qui: per quanto sicura, moderna,
efficiente, nessuna centrale nucleare, così come qualunque prodotto dell'attività umana, può essere sicura al 100 per 100. L'errore umano, un terremoto, un aereo suicida, possono far vacillare qualunque certezza. Ma a differenza delle catastrofi"normali" una catastrofe nucleare non ha mai rimedi
definitivi e a breve termine. Cernobyl , con i suoi morti per tumori, leucemie, linfomi anche a distanza di anni è un monito per tutti. Ma non illudiamoci: appena l'attenzione dell'opinione pubblica si distrarrà dalla catastrofe giapponese, appena i mezzi di comunicazione di massa metteranno in prima pagine altre notizie, il progetto italiano del nucleare riprenderà a correre. Troppi interessi, troppi accordi segreti, troppe cambiali in bianco. E allora?
Allora vale per tutti noi un solo impegno: FERMIAMOLI A TUTTI I COSTI!
Pietro Catalano

AGOSTO 2010, OBIETTIVO AMBIENTE RITORNA, SUL WEB

Conoscere e preservare l'ambiente e il territorio partendo da cio' che esiste appena al di fuori dall'uscio di casa: era questo lo slogan sulla cui scia la rivista “Obiettivo ambiente”, di cui nel link allegato i lettori possono sfogliare una breve sintesi degli articoli pubblicati negli anni ottanta, ha iniziato le pubblicazioni. Oggi questa iniziativa editoriale, che tanti consensi registrò nel mondo ambientalista, tra le associazioni e anche tra i privati, ritorna con la stessa formula, per ora come blog aperiodico, utilizzando quel formidabile strumento di libertà che è il web. Un appello quindi ai vecchi collaboratori di ricominciare la nostra vecchia battaglia in difesa del territorio pugliese e a chi non conosceva, magari per motivi anagrafici Obiettivo ambiente, a inviare spunti, suggerimenti, articoli, notizie. A Lega ambiente, WWF, Italia nostra , Greenpeace, LIPU e a tutte le associazioni ambientaliste pugliesi che ci sostennero con passione, l'invito a tornare a collaborare con il O. Ambiente con lo stesso entusiasmo di prima. Ogni associazione ha già i suoi mezzi di diffusione delle informazioni e di coinvolgimento di soci e simpatizzanti, ma l'idea che stava e sta alla base dell'iniziativa è creare un unico punto di contatto tra culture,opinioni, approcci diversi uniti da un unico “Obiettivo” la conoscenza e la difesa del territorio.

Chi vuole accompagnarci in questa avventura

si unisca a noi!

Pietro Catalano

direttore responsabile

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